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Filosofia

Individualismo non (significa) egoismo

Sebastiano Maffettone, LUISS Guido Carli

Esistono diverse accezioni di individualismo. C’è ad esempio un individualismo ontologico, che tende a definire la natura degli enti collettivi in termini di vicende degli individui che li compongono, partendo dall’assunto che la realtà sia in effetti metafisicamente già costituita. Dovremmo essere – secondo questa tesi – individualisti, sostanzialmente perché la realtà ce lo impone. Oppure, esiste un individualismo metodologico – che ha originato, a partire dagli anni cinquanta, una disputa di scuola tra studiosi pro e contro di esso – che tende a spiegare, facendo riferimento implicito o esplicito alle leggi della fisica, le azioni dei soggetti collettivi a partire dalle intenzioni dei loro componenti individuali. Qui la forza dell’argomento consiste tutta nel suo valore esplicativo, che – secondo i suoi sostenitori – è maggiore di ogni tipo di spiegazione olistica. Senza entrare nel merito di queste tesi teorico-metodologiche, qui viene sottolineata l’importanza di un altro tipo di individualismo, che indicata con il termine «normativo». L’individualismo normativo può essere definito come il punto di vista di un soggetto pensante chiamato a valutare una scelta tra azioni alternative. Tale soggetto pensante può essere – come vuole il liberalismo kantiano – un individuo trascendente e non empirico, le cui valutazioni sono all’origine di giustificazioni in senso filosofico, e perciò presuppongono una teoria. L’individualismo normativo è pertanto parte di una più generale filosofia dell’azione.

Dal convegno Individualismo moderno e contemporaneo, organizzato in collaborazione con la Fondazione San Carlo di Modena | 28 maggio 2014 | Sala Azzurra