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Il cervello: un’orchestra (non sempre) perfetta
Nicoletta Landsberger, Università degli Studi dell’Insubria
Ogni ricercatore o ricercatrice ha la sua storia. La storia di Nicoletta Landsberger si contraddistingue, a suo stesso dire, «per due grandi fortune: un amore profondissimo per il mio lavoro, la ricerca in biologia molecolare, nato quando avevo solo 16 anni e rimasto sempre immutato negli anni; una passione che rende facili gli sforzi e i sacrifici collegati all’essere un ricercatore, donna e in Italia. E poi, il fortunato incontro con alcuni genitori “speciali”. Speciali non solo perché genitori di bambine affette da una malattia rara, la sindrome di Rett, ma perché dotati di un’energia, di una forza interiore e di un amore verso le loro bambine che li rende maestri di vita e continui propulsori della tempra necessaria a continuare a “ricercare” nonostante le ripetute e molteplici difficoltà lavorative». A partire da questi due aspetti salienti della sua esperienza di ricercatrice, Landsberger racconta cosa significa fare ricerca di base e quale valore aggiunto sia scoprire, quasi per caso, che i propri studi potranno forse servire a degli esseri umani malati, ma certamente possono servire a persone “rare” per sentirsi meno sole. Spiega poi quanto ha fatto, e quanto ancora deve fare, la ricerca per arrivare alla cura della sindrome di Rett: una malattia che, nonostante la sua rarità, rappresenta la principale causa di grave disabilità intellettuale femminile al mondo.
14 gennaio 2014 | Sala Azzurra